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- Categoria: Crisi d'impresa e insolvenza
L'articolo 26 del Decreto IVA consente la variazione in diminuzione nell'ipotesi di mancato pagamento a seguito di procedure esecutive rimaste infruttuose o a seguito di procedure concorsuali, con specifico riferimento alle quali, il Decreto Sostegni-bis ha apportato significative modifiche, tuttavia applicabili alle procedure avviate successivamente alla data di entrata in vigore del decreto, cioè dal 26 maggio 2021.
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L'istanza di fallimento, rivolta da un creditore al tribunale competente, è il presupposto per la dichiarazione del fallimento dell'impresa in stato di insolvenza. La procedura relativa al deposito dell'istanza di fallimento è contenuta nell'art. 6 della legge fallimentare, che è stato modificato con la legge di riforma fallimentare e il più recente D.Lgs. 169/2007. Di seguito, in questo breve articolo di approfondimento, analizzeremo i successivi aspetti :
- I soggetti che possono fallire;
- La presentazione dell'istanza di fallimento;
- Gli effetti della dichiarazione di fallimento in capo al fallito, ai creditori e ai terzi.
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La sezione III (Degli effetti del fallimento sugli atti pregiudizievoli ai creditori) artt. 64 - 70 delle legge fallimentare (R.g. 16 marzo 1942 n. 267) riformata (D.Lgs. 9 gennaio 2006 n. 5) prevede l'azione che il curatore fallimentare può svolgere nei confronti degli atti pregiudizievoli ai creditori in caso di dichiarazione del fallimento. In sostanza il curatore può dichiarare inefficaci gli atti compiuti dal debitore "il fallito", in pregiudizio ai creditori, effettuati in un periodo "sospetto" antecedentemente alla dichiarazione di fallimento che hanno sostanzialmente diminuito la consistenza patrimoniale dell'impresa fallita ed hanno alterato la cosiddetta "par condicio creditorum".